11 settembre 2013, Monte Fuji a rischio. "Colpa" dell'Unesco ...
 
"Con il riconoscimento dello status di Patrimonio dell'Umanità, i 320 mila escursionisti che ogni anno scalano il vulcano sacro aumenteranno. Con gravi rischi per un ambiente favoloso..."
 
Al Monte Fuji lo status di Patrimonio Unesco fa male. Ne sono convinti i giapponesi che vivono e tutelano l'iconico vulcano, il cono perfetto e sacro, già sede di Parco Nazionale dal lontano 1936. La scalata della vetta, già oggi, attira 320 mila trekker e climber all'anno. Cifra destinata ad aumentare, soprattutto il secondo, sicuramente in termini percentuali, a causa dell'eco mediatica del riconoscimento, avvenuto nell'ultima sessione del comitato dell'Ente Onu, lo scorso giugno.

In particolare, non è difficile intuire che saranno proprio gli stranieri, complice anche uno yen in questo periodo non esageratamente aggressivo, ad affollare i templi del fondovalle e soprattutto il sentiero. Oltretutto ci si mettono anche i vip. Hugh Jackman, il Wolwerine cinematografico, ha descritto con toni estasiati la sua recente scalata del Fuji, effettuata in compagnia del figlio, mentre stava girando uno dei suoi film, in Giappone. E lo ha fatto in una vetrina mediatica della virulenza del David Letterman Show.

L'ascesa, oltretutto, si presta ad essere consumata "in gruppo", con evidenti accresciuti rischi di "danneggiamento da uso prolungato", come lo definiscono gli interessati. Il tutto ha anche lati positivi, a cominciare dal ritorno economico che sta rivitalizzando la regione circostante, in declino come buona parte del Giappone rurale. Ma le autorità locali lanciano il monito: se crescita dev'essere, sia una crescita "molto sostenibile". E si comincia a pensare a possibili, ragionevoli contromisure.

E' lo stesso Shomei Yokouchi, governatore di Yamanashi, il versante Ovest del monte, a porre la questione: salvaguardare l'ambiente e allo stesso tempo migliorare l'accessibilità e la qualità dei servizi. Qualcuno ha già proposto soluzioni estreme, come ad esempio quella di decuplicare la tariffa giornaliera (oggi di 1000 yen, circa 75 euro) per chi percorre o staziona sul trekking che conduce alla cima. Ma questo potrebbe indurre qualcuno (la scalata richiede 9 ore, si può fare in un giorno, ma i molti che desiderano vedere l'alba dalla vetta ne impiegano due) a risparmiare sull'alloggio notturno - quegli stessi 75 euro, per dormire in spazi più ristretti che negli alberghi capsula - e a dormire all'addiaccio. Con evidente rischio di ipotermia.

E la sicurezza è uno degli altri aspetti. Nel 2012, sul Fuji sono morte 7 persone, e ci sono stati almeno altri 70 incidenti. E un ingorgo di trekker, soprattutto nelle ore preserali, può accrescere i rischi. Il Fuji, visto da vicino, è più ripido di quanto non appaia da Tokyo e il tracciato può diventare estremamente insidioso fuori dalla stagione ufficiale deputata all'arrampicata - luglio-agosto -. Bastano umidità, brina e in generale clima avverso, a peggiorare considerevolmente le cose. "Senza considerare le frequenti frane, che cancellano temporaneamente il percorso, rendendo impossibile il ritrovamento della via", spiega Yokouchi. Oltretutto, sembra che il riscaldamento globale stia rendendo il Fuji sempre più sensibile ai fenomeni di erosione, frane e smottamenti. "E' sempre imponente - dice il governatore - ma si sta indebolendo"

Tornando all'ambiente, già oggi, ogni anno 40-50 mila volontari vengono impiegati per ripulire la vetta dai rifiuti: solo nelle immediate vicinanze della visita degli ispettori Unesco da cui è arrivata la nomina, ne sono state rimosse 900 tonnellate. Il tutto, secondo Toyohiro Watanabe, che guida i volontari, alcuni dei quali sono studenti liceali, è aggravato da insidie ambientali che arrivano da lontano. Come le piogge acide, di acqua marina mescolata con le emissioni delle industrie della costa, quanto mai sovraffollata. O ancora, il proliferare di specie vegetali invasive, come il bambù. Che tra l'altro occupa le strade e spesso oscura proprio i contenitori per depositare i rifiuti, rendendo in qualche caso la loro dispersione nell'ambiente poco evitabile.

Il Fuji è il frutto di un'eruzione di alcune migliaia di anni fa, che seppellì preesistenti picchi.  Benché l'ultima eruzione risalga al 1707, è tuttora considerato attivo, anche se tenuto sotto controllo dai sismologi locali. Oggetto di pellegrinaggio, scalato da secoli (ma non dalle donne, che vi furono ammesse solo nel 1868). B
 L'area attorno alla vetta, (oltre 1200 chilometri quadri di area protetta già attira 100 milioni di visitatori l'anno - perlopiù turismo locale e ripetitivo, vista la sacralità del sito, mentre coloro che salgono suino ai 3.776 metri della cima sono circa 320 mila.
 E' uno dei simboli del Sol Levante, amatissimo nel suo Paese: basti pensare che l'intera area del parco nazionale - si chiama Fuji Hakone Izu e si estende per oltre 1200 chilometri quadri - attira 100-105 milioni di turisti l'anno, che non è difficile intuire siano sempre gli stessi pellegrini. Quegli stessi giapponesi che oggi - con lo spirito tipico degli isolani di tutto il pianeta - sono inorgogliti, ma allo stesso tempo preoccupati, di tanta eco mediatica Oltreoceano.
 
13 settembre 2013 - Repubblica.it
 
 
Torna indietro